La vita è fatta di bivi, di decisioni che devono essere prese estemporaneamente o sulle quali abbiamo la possibilità di indugiare, di scelte facili ed altre rischiose. Ci sono momenti in cui la sovrabbondanza di opzioni ci disorienta, e altri in cui la carenza di alternative ci avvilisce. In ogni caso tutti, ma proprio tutti nella vita a un certo punto si siamo chiesti “starò facendo la scelta giusta?”.

Dunque, se lungimiranza, una qualche accortezza e un po’ di prudenza possono ridurre il rischio di trovarci difronte a conseguenze poco gradite di scelte avventate (dato che infondo prevenire è sempre meglio che curare), più passa il tempo più mi convinco che la domanda sia tanto lecita quando impropria. Se in certa misura è corretto riflettere sul nostro futuro utilizzando i dati che abbiamo a disposizione, come ad esempio ciò che sappiamo su noi stessi e sulle nostre inclinazioni personali “amo disegnare, scelgo la scuola per geometri o il liceo artistico?”, su ciò che supponiamo il mondo abbia da offrirci “troverò più facilmente lavoro come geometra o come scenografo?”, su quanto sentiamo che il nostro contesto sociale sostenga le nostre scelte o manifesti ostilità “vengo da una famiglia di attori, posso scegliere una strada diversa?” e via dicendo, è anche vero che molto spesso le domande e le relative ricerche di risposte soddisfacenti finiscono per saturare tutto lo spazio che, almeno in parte, dovrebbe essere dedicato al movimento.

Non è raro che nel tentativo di prevedere un futuro che pensiamo di volere solo se “perfetto”, solo se accontenta tutti, solo se ci mette al riparo dal fallimento, solo se…si rimanda la decisione a data da stabilirsi, che non di rado corrisponde a mai. 

Ho sempre più la sensazione che il termine “scelta giusta” non sia altro che lo specchio di un tempo che non ha più intenzione di lasciare spazio alla sperimentazione di sè, è il definitivo che annulla ogni possibilità di prova e quindi di errore. Errore inteso come occasione di aggiustare il tiro, scoprire qualcosa del mondo e quindi anche di noi stessi e non come aberrazione da eliminare a tutti i costi. 

Immagino sarebbe drammatico se ogni nostra scelta fosse giusta ammesso che questa possibilità esista davvero. Perchè sono sempre più convinta che tutti noi siamo più il frutto delle nostre scelte sbagliate, delle nostre cadute, delle cose che abbiamo fatto male, dei nostri fallimenti, di tutto ciò che ci ha permesso di guardarci e di guardare con occhi dolenti ma nuovi. Le scelte giuste possono  gratificare nella misura in cui confermano ciò che già conosciamo, quelle sbagliate ci fanno crescere perchè ci obbligano a imparare qualcosa in più.

Ma allora questa mitica scelta giusta esiste?

Credo di si, che sia la stessa per ognuno di noi e che derivi dalla possibilità di uscire finalmente dalla dicotomia del giusto/sbagliato e affrontare la propria vita con libertà, responsabilità e coraggio, trasformando l’esperienza, qualsiasi esperienza, in comprensione. E forse così facendo troveremo il nostro posto nel mondo, che sarà proprio il posto giusto.