In molti hanno scritto e detto sulle favole. La psicoanalisi ha prodotto numerosi contributi per esempio: Marie-Louise von Franz per citarne una su tutti che consiglio tantissimo.

Paola Cortellesi negli ultimi giorni ha legittimamente detto la sua facendo ironicamente presente che Biancaneve infondo fosse caduta dalla padella alla brace.

Lì per li mi sono trovata d’accordo. Che noia queste principesse un po’ sfortunate e un po’ passive che in un modo o nell’altro finiscono sempre a dover rendere conto a degli uomini.

Poi però ho riflettuto meglio. Biancaneve, così come Cenerentola o la Bella addormentata tentano di scappare da un destino infausto. E in qualche modo ce la fanno. Che Biancaneve in cambio di ospitalità si proponga di rassettare una casa disordinata mentre i proprietari sono in miniera lo trovo il minimo sindacale, ho fatto lo stesso quando qualcuno mi ha ospitato e voglio pensare che il casino casalingo sarebbe stato lo stesso se avesse incontrato delle nane. Perché se picconi in miniera 12 ore al giorno non hai tanta voglia di cucinare la torta di mele quando torni a casa, pure se sei femmina. Che Cenerentola si innamori ricambiata e che questo le permetta di emanciparsi dalla sua posizione di serva e schiava ci può pure stare. Mi vengono in mente casi di prostitute che si sono salvate la vita così. La Bella addormentata viene mandata in esilio dalle fate madrine, così tanto per chiarire che una famiglia con tre mamme tutto sommato può funzionare.

Credo che il punto stia nel fatto che le favole, così concepite, terminino con il proprio inizio. Sposarsi significa (significava) diventare grandi. Accedere all’età adulta. E allora cosa succede dopo? Vissero felici e contenti non vorrà mica dire che finalmente le nostre principesse non dovranno più lavorare perché ci saranno altre principesse cadute in disgrazia a farlo per loro mi auguro?! Come va avanti la storia una volta che queste adolescenti sono sfuggite a un destino nefasto e si sono riappropriate di loro stesse? Teniamo buona la prima parte, ma ora è il proseguo del racconto che vorrei sentire. Quando dismessi i panni delle teenager indifese finalmente possono disporre di sufficienti risorse e libertà per fare delle cose. Cosa faranno queste donne? Apriranno un laboratorio tessile in mezzo al bosco per accogliere altre ragazze in fuga? Metteranno su un business con l’amato e si faranno chiamare i Ferragnez? O nuovamente annoiatissime scapperanno col primo cortigiano bello e tenebroso? Che ne è di loro? Cosa ne faranno di quel patrimonio di esperienze incredibili che le ha portare da essere fuggiasche a regine?

Non sono storie sbagliate, sono storie da completare.

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