Se c’è una piega che proprio non mi auguravo che prendesse il discorso sulla violenza sulle donne è quella che ci sta traghettando da una posizione di “accetta e subisci” a quella “non potevi sapere”. Fatto che, lungi dal consolarmi, mi intristisce moltissimo. Si tratta di una narrativa a mio avviso sbagliatissima che vuole questi uomini preda di repentini e improvvisi cambiamenti di personalità, ovviamente non preceduti da avvisaglie di nessun tipo e di donne stupefatte nell’assistere all’imprevedibile metamorfosi.Ora, è evidentemente che come la si metta la donna finisca sempre vittima della sua stessa impotenza. Mero oggetto prima del patriarcato e poi dell’imponderabile. Credo che al di là dei corsi sull’autodifesa, delle denunce, e degli eccetera eccetera bisognerebbe iniziare a crescere bambine un po’ meno compiacenti, un po’ meno votate al sacrificio e alla sopportazione. Meno sorridenti ma più consapevoli. Più attente ai loro sentimenti e un po’ meno concentrate su quelli altrui. Perché crescere donne devote significa deprivarle di uno strumento fondamentale per orientarsi nella vita, cioè la facoltà di riconoscere le proprie emozioni. Raccontarsi che al principe azzurro è cresciuta la coda da diavolo in una sola notte non è utile per nessuno. Aiutare le donne ad avvertire e dar credito al proprio disagio anche quando agli occhi degli altri (quante situazioni così!!!) non è evidente o addirittura non è legittimo, invece si.